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Questo libro tratta dell'ipermodemità e dell'insicurezza nel mondo con cui abbiamo a che fare e delle scelte di valore per fronteggiarle. Si parla di Ipermodernità con riguardo allo stadio attuale di una Globalizzazione in cui l'autoreferenzialità tumultuosa di finanziarizzazione, rivoluzione digitale e robotica soverchia la Politica, ridotta ad una condizione ancillare e subalterna, con una grave perdita di senso condiviso e quindi di un'idea di futuro coltivata nel nome della crescita, del lavoro e di un'identità culturale. Risentimento e anomia affliggono una democrazia invertebrata, esplodono nel malessere dei particolarismi, nella rabbia dei populismi, nell'insidia della jihad globale. In un ordine internazionale non più unipolare ma nemmeno multipolare, sulle macerie del liberismo viene evocato il ricorso ad una strategia di controbilancia-mento dei poteri, definita nei termini di Più Stato Più Mercato. Dunque nella chiave di un Keynesismo redivivo, di un significativo protagonismo imprenditoriale pubblico, di una riattualizzazione di pratiche di concertazione sociale e di scambio politico al livello più fecondo. E tuttavia sarebbe vana la rivisitazione di apparati e di formule instituzionali se un ethos appropriato al buon governo non l'animasse e fornisse la linfa di cui c'è bisogno per un nuovo inizio. Alla svolta della Modernità si sono consumate le risorse di legittimazione di cui si è nutrita la dialettica secolare di libertà ed eguaglianza che ha edificato l'Occidentalizzazione del mondo e ha avuto il suo peculiare risalto nell'avvento dello Stato di diritto e del welfare, rispettoso del pluralismo delle credenze. In in tale scenario, il richiamo ad una tradizione sapienziale che ci viene dall'Oriente - una religione civile di stampo confuciano interiorizzata in un augurale sentimento di umanità e di dignità - può apprestare quell'argine, oltre l'angustia del breve termine, al dilagare di una disgregazione che corrode l'Occidente dal suo interno. Sembra questa allora la prospettiva salvifica dischiusa ad un Occidente esangue nell'esaurirsi di un ciclo di modernizzazione del mondo. Ex Oriente lux, nell'auspicio dunque che l'irrompere di uno spirito di segno confuciano concorra a salvare l'Occidente da se stesso.